martedì 13 settembre 2011

CHIARIMENTI: N° 1, Riguardo al titolo del romanzo e allo pseudonimo


Inizio con questo post una serie di scritti volti ad affrontare e chiarire aspetti del romanzo che spero leggerete.

I primi dati che chiunque si troverebbe a prendere in considerazione, una volta fissata l'attenzione sul volume che ho realizzato, sono necessariamente il titolo dell'opera ed il nome del suo estensore. Quest'ultimo è uno pseudonimo ed è stato opportuno utilizzarlo per varie ragioni. La principale, ma ve ne sono altre, è funzionale all'economia della storia posto che volevo che il nome del suo personaggio coincidesse con quello che appariva in copertina, ma volevo anche distanziarmi da una figura che seppur modellata su dati biografici è di pura invenzione e molto diversa dal suo creatore. Svelando ora uno dei vari ed innocenti riferimenti alla Divina Commedia seminati per l'opera (formulati a volte per analogia altre per antitesi), il nome del personaggio appare in essa in una sola occasione e viene pronunciato dalla persona amata dal protagnista. È noto come nella Divina Commedia sia Beatrice, in cima al monte Purgatorio, nel Paradiso Terrestre a nominare per l'unica volta in tutta l'opera il nome di Dante, nel Canto xxx (dissipando ogni dubbio sull'identità del protagonista pellegrino e chiarendo al contempo la sua corrispondenza con l'autore del poema).
Il nome scelto per rappresentare l'autore è poi una mera trasposizione del mio nome anagrafico nella sua radice greca (più usuale) invece che nella latina. Esso è stato scelto anche in ragione della sua alta disponibilità in Italia per voler significare che la situazione nella quale il personaggio versa è solo un prototipo di tante altre simili e proprie di una generazione specifica.

Anche il titolo dell'opera ha a che vedere con il Purgatorio dantesco. L'attraversamento del fuoco al quale in esso ci si riferisce, infatti, è quello del muro che separa gli ultimi forzati della speranza dal Paradiso Terrestre, luogo a partire dal quale non si soffre più. L'invenzione dantesca del muro di fuoco si deve come è noto sopratutto a un passaggio biblico, tra i pochi che supportano l'invenzione di un luogo ultraterreno intermedio tra dannazione e beatitudine (cfr. 1 Corinzi 3: 12-15) ove ci si riferisce a chi si salva: "come atraversando il fuoco", o "si può essere salvi ma come chi attraversi il fuoco". La forma specifica scelta per dare il titolo all'opera è stata messa a punto affinché possedesse una lieve anfibologia, essa infatti può ben essere letta in prima persona come: "la maniera nella quale io attraverso il fuoco", che come "similmente a come (nel modo in cui) si passa attraverso il fuoco".


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